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Il decreto milleproroghe pubblicato in Gazzetta, ma è delusione per il fotovoltaico e il Conto Energia: niente proroga al 31 gennaio

Posted by greenenergysolution su 30/12/2010

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Fotovoltaico, slitta al 31 gennaio invio asseverazione chiusura lavori impianti

Posted by greenenergysolution su 27/12/2010

Nello schema di Dl cd. “milleproroghe” approvato dal Consiglio dei Ministri il 22 dicembre 2010, novità per gli impianti fotovoltaici che vogliono godere delle tariffe del Conto energia 2010 (più favorevoli di quelle del 2011).

L’articolo 20 dello schema di decreto-legge sposta al 31 gennaio 2011 il termine per inviare all’Autorità che ha rilasciato l’autorizzazione all’impianto, al gestore di rete e al Gestore dei servizi energetici (Gse) l’asseverazione di un tecnico abilitato che certifica l’avvenuta chiusura lavori sull’impianto (articolo 2-sexies, Dl 3/2010, convertito in legge 41/2010).

Invariati al 31 dicembre 2010 sia il termine per finire i lavori sia quello per comunicarne l’avvenuta conclusione. Lo schema del “milleproroghe”, infatti, sposta al 31 gennaio 2011 solo il termine per inviare agli enti preposti l’asseverazione del tecnico abilitato. Tale asseverazione, prima della proroga, doveva essere inviata insieme alla comunicazione, e cioè entro il 31 dicembre.

Attenzione: con una nota del 24 dicembre, il Gse ricorda che la novità introdotta dal “milleproroghe” sarà attuativa solo al momento della pubblicazione del decreto in Gazzetta Ufficiale. Fino ad allora, quindi, resta fermo quanto previsto dall’attuale normativa, “in base alla quale le tariffe incentivanti di cui al DM 19 febbraio 2007 sono riconosciute esclusivamente a coloro che abbiano concluso i lavori di realizzazione dell’impianto entro il 31 dicembre 2010 e ne abbiano dato comunicazione, entro la medesima data, 31 dicembre 2010, al GSE, allegando l’asseverazione del tecnico abilitato”.

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Il finto accordo di Cancun

Posted by greenenergysolution su 16/12/2010

Dopo una lettura ponderata e a freddo del risultato di Cancun è davvero difficile comprendere e spiegare tanta euforia per un accordo che lascia ancora tutto incerto e irrisolto, con un anno in più di negoziati estenuanti e spesso inutili. Le decisioni finali della COP16 e CMP6 adottate a Cancun formalizzano e recepiscono nel sistema UNFCCC il fallimento di Copenhagen. Niente di più. Pochissime le novità e i passi in avanti rispetto al summit del 2009. Tra quest’ultimi, finalmente, l’introduzione del meccanismo REDD+ (Reduction of Emissions from Deforestation and Forest Degradation) che contribuirà all’avvio di un nuovo tipo di cooperazione internazionale nel settore forestale, nonostante non siano stati definiti i dettagli del supporto economico dai paesi donatori ai paesi in via di sviluppo. Da molte parti si esulta per il ritorno ai valori del multilateralismo. Evviva! La presidenza messicana è riuscita a dare una vera e propria lezione diplomatica ai danesi e in parte far dimenticare la lenta agonia di Copenhagen. Su questo non ci sono dubbi, anche se sarebbe stato davvero singolare che accadesse il contrario. In effetti, il negoziato di Cancun si è svolto sempre alla luce del sole, in maniera molto ordinata e definita, con la presidenza messicana che ha affidato nelle mani dei ministri la risoluzione delle diverse questioni sul tavolo negoziale. Tutto ciò non coincide con un risultato altrettanto positivo in termini di lotta ai cambiamenti climatici. Anzi, molte questioni sono rimaste irrisolte ed è davvero difficile pensare che saranno risolte a Durban in Sud Africa alla fine del 2011 considerato che se ne parla dal 2005. Nessuna decisione riguardo al secondo periodo adempimento del Protocollo di Kyoto, che al contrario di quanto scritto da molti in queste ore, non morirà comunque il 31 dicembre 2012. Le sue istituzioni, regole e meccanismi continueranno a funzionare a prescindere, in quanto parte integrante di un trattato internazionale. Il Protocollo di Kyoto cesserà di esistere solo nel caso in cui le Parti decideranno di sostituirlo con un nuovo accordo. Quindi, ci troviamo di fronte ad un ulteriore rinvio per il futuro degli obblighi vincolanti di riduzione dei gas ad effetto serra. Un rinvio che più vago non si può. La decisione di Cancun auspica la conclusione dei lavori del gruppo di lavoro sul Protocollo di Kyoto (AWG-KP) il prima possibile – as early as possible -, invita i paesi sviluppati ad incrementare il livello di ambizione (In che misura ? Entro quando?), riconosce nel preambolo la necessità di ridurre le emissioni da parte dei Paesi allegato I dal 25 al 40% al di sotto dei livelli del 1990 entro il 2020, riconosce formalmente le dichiarazione di riduzione delle emissioni volontarie e non vincolanti presentate dai paesi sviluppati un anno fa dopo Copenhagen. Nessuna decisione relativa all’anno base di riferimento, come molti nodi irrisolti permangono in tema di meccanismi flessibili e attività di uso del suolo, cambio d’uso del suolo e forestazione. Nessun taglio alle emissioni quindi, e tanto meno nessuna chiarezza sul futuro del Protocollo di Kyoto. Cancun non aiuta in tal senso e soprattutto non fa sperare niente di buono nemmeno per il 2011 in vista della COP17 a Durban. In ambito Convenzione, a parte il già citato meccanismo REDD+, Cancun ha partorito il Green Climate Fund, gestito per almeno i primi quattro anni dalla Banca Mondiale come trustee, le cui regole operative devono ancora essere definite. Nessuna indicazione precisa del taglio globale delle emissioni e solo un altro riferimento al limite dei 2 gradi centigradi da rispetttare, non si sa bene come e da chi. Riguardo ai tagli delle emissioni dei paesi industrializzati, esercizio analogo al Protocollo di Kyoto di cui sopra, con il richiamo delle dichiarazioni di intento unilaterali del dopo Copenhagen, l’organizzazione di un workshop e il commissionamento di un rapporto relativi al contributo dei meccanismi flessibili e delle foreste nel conteggio di tali impegni. Per i paesi in via di sviluppo la conferma della creazione di un registro con le informazioni relative alle azioni di mitigazione di tipo volontario. Secondo quanto stimato dal Climate Action Tracker (documento in pdf) le proposte attuali di riduzione delle emissioni lascerebbero comunque un gap di 12 miliardi di tonnellate di CO2 equivalente all’anno entro il 2020 rispetto alla riduzione globale richiesta per non superare il limite dei 2 gradi centigradi. Infine, il vertice di Cancun sarà sicuramente ricordato per lo sconvolgimento delle regole procedurali per l’adozione delle decisioni. Per la prima volta nella storia della Convenzione ONU sul clima, una decisione è stata adottata nonostante il dissenso esplicito di un paese (Bolivia). Questo grazie ad una forzatura della regola del consenso da parte della presidenza messicana. Forzatura che se da una parte ha evitato un altro fallimento stile Copenhagen, dall’altra rappresenta un precedente che sicuramente avrà importanti conseguenze sul funzionamento delle prossime conferenze.

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L’Emilia Romagna individua le aree idonee per il fotovoltaico a terra

Posted by greenenergysolution su 13/12/2010

Con la Deliberazione assemblea legislativa 6 dicembre 2010 n. 28, la Regione Emilia Romagna discliplina l’individuazione delle aree idonee per l’installazione di impianti a terra di pannelli fotovoltaici su suoli liberi. Secondo il parere della Regione, “benché la tecnologia fotovoltaica consenta di produrre energia pulita, utilizzando una fonte rinnovabile, non la si può considerare del tutto priva di impatto sull’ambiente come nel caso in cui sia realizzata mediante impianti a terra di pannelli fotovoltaici su suoli liberi”. Ha ritenuto perciò opportuno fornire una prima individuazione delle aree e dei siti idonei, attraverso la Deliberazione n. 28 che costituisce una “anticipazione” delle Linee guida regionali in fase di definizione e che si occuperanno di regolamentare anche altre tipologie di impianti da fonti rinnovabili, come eolico, biomassa, biogas e idroelettrico. Le aree non idonee Gli impianti a terra di pannelli fotovoltaici su suoli liberi non possono essere installati: • nelle zone di particolare tutela paesaggistica, come perimetrate nel piano territoriale paesistico regionale (Ptpr) e nei piani provinciali e comunali che abbiano provveduto a darne attuazione Per ulteriori specifiche vedi Deliberazione nei Riferimenti • nelle zone A e B dei Parchi nazionali, interregionali e regionali istituiti ai sensi della legge 394/1991 nonché della Lr 6/200 L’articolo 12 della legge 394/1991 individua le zone A come le riserve integrali nelle quali l’ambiente naturale è conservato nella sua integrità; le zone B sono le riserve generali orientate, nelle quali è vietato costruire nuove opere edilizie, ampliare le costruzioni esistenti, eseguire opere di trasformazione del territorio. A livello regionale, l’articolo 25 della Lr 6/2005 individua la zona A come “di protezione integrale, nella quale l’ambiente naturale è protetto nella sua integrità” e la zona B come “di protezione generale, nella quale suolo, sottosuolo, acque, vegetazione e fauna sono rigorosamente protetti. Per ulteriori informazioni vedi Deliberazione nei Riferimenti. • nelle aree incluse nelle Riserve naturali istituite ai sensi della legge 394/1991 nonché della Lr 6/200 Per ulteriori specifiche vedi Deliberazione nei Riferimenti • le aree forestali, così come definite dall’articolo 63 della Lr 6/2009, incluse nella Rete Natura 2000 designata in base alla direttiva 92/43/Cee (Siti di importanza comunitaria) e alla direttiva 79/409/Cee (Zone di protezione speciale) nonché nelle zone C, D e nelle aree contigue dei Parchi nazionali, interregionali e regionali istituiti ai sensi della legge 394/1991 nonché della Lr 6/2005. Per ulteriori specifiche vedi Deliberazione nei Riferimenti • le aree umide incluse nella Rete Natura 2000 designate in base alla direttiva 79/409/Ce (Zone di protezione speciale) in cui sono presenti acque lentiche e zone costiere così come individuate con le deliberazioni di Giunta regionale n. 1224/08; Per ulteriori specifiche vedi Deliberazione nei Riferimenti Le aree idonee Gli impianti a terra di pannelli fotovoltaici su suoli liberi possono essere installati: • nelle zone di tutela dei caratteri ambientali di laghi, bacini e corsi d’acqua (articolo 17 del Ptpr), solo se l’impianto fotovoltaico sia realizzato da un’impresa agricola e comunque fino ad una potenza nominale complessiva non superiore a 200 kW; • in una serie di altre zone (come per esempio le zone di particolare interesse paesaggistico—ambientale, i dossi di pianura, ecc.) solo se l’impianto fotovoltaico sia realizzato da un’impresa agricola, la superficie occupata dall’impianto fotovoltaico non sia superiore al 10% della superficie agricola disponibile, la potenza nominale complessiva dell’impianto sia pari a 200 kW più 10 kW di potenza installata eccedente il limite dei 200 kW per ogni ettaro di terreno posseduto, con un massimo di 1 MW per impresa e l’impianto risulti coerente con le caratteristiche essenziali e gli elementi di interesse paesaggistico ambientale, storico-testimoniale e archeologico che caratterizzano le zone prese in considerazione. Per ulteriori specifiche vedi Deliberazione nei Riferimenti • le aree del sistema dei crinali e del sistema collinare ad altezze superiori ai 1.200 metri (articolo 9, comma 5, del Ptpr), solo se l’impianto fotovoltaico sia destinato all’autoconsumo; • le aree agricole, non rientranti nelle aree non idonee, nelle quali sono in essere coltivazioni certificate come agricole biologiche, a denominazione di origine controllata (Doc), a denominazione di origine controllata e garantita (Docg), a denominazione di origine protetta (Dop), a indicazione geografica protetta (Igp) e a indicazione geografica tipica (Igt) solo se la superficie occupata dall’impianto fotovoltaico non sia superiore al 10% della superficie agricola in disponibilità dell’azienda agricola e la potenza nominale complessiva dell’impianto sia pari a 200 kW più 10 kW di potenza installata eccedente il limite dei 200 kW per ogni ettaro di terreno nella disponibilità, con un massimo di 1 MW per azienda; • le zone C dei Parchi nazionali, interregionali e regionali; L’articolo 12 della legge 394/91 individua le aree C come “aree di protezione nelle quali, in armonia con le finalità istitutive ed in conformità ai criteri generali fissati dall’Ente parco, possono continuare, secondo gli usi tradizionali ovvero secondo metodi di agricoltura biologica, le attività agro-silvo-pastorali nonché di pesca e raccolta di prodotti naturali, ed è incoraggiata anche la produzione artigianale di qualità”. L’articolo 25 della Lr n. 6/2005 individua la zona C come “di protezione ambientale, nella quale sono permesse le attività agricole, forestali, zootecniche ed altre attività compatibili nel rispetto delle finalità di salvaguardia ambientale previste dal Piano territoriale. • le aree agricole incluse nelle zone D e nelle aree contigue dei Parchi nazionali, interregionali e regionali istituite ai sensi della legge 394/1991 nonché della Lr 6/2005 solo se la superficie occupata dall’impianto fotovoltaico non sia superiore al 10% della superficie agricola in disponibilità del richiedente e la potenza nominale complessiva dell’impianto sia pari a 200 kW più 10 kW di potenza installata eccedente il limite dei 200 kW per ogni ettaro di terreno nella disponibilità, con un massimo di 1 MW per richiedente. L’articolo 12 della legge 394/1991 individua le aree D come “aree di promozione economica e sociale facenti parte del medesimo ecosistema, più estesamente modificate dai processi di antropizzazione, nelle quali sono consentite attività compatibili con le finalità istitutive del parco e finalizzate al miglioramento della vita socio-culturale delle collettività locali e al miglior godimento del parco da parte dei visitatori” L’articolo 25 della Lr 6/2005 individua la zona D come “corrispondente al territorio urbano e urbanizzabile all’interno del territorio del Parco, in conformità al Capo A-III dell’allegato alla legge regionale n. 20 del 2000. Per tale zona il Piano definisce i limiti e le condizioni alle trasformazioni urbane in coerenza con le finalità generali e particolari del Parco”. Ancora altre aree ubicate in zona agricola sono considerate idonee, ma con distinguo e precisazioni che sarebbe troppo lungo qui riportare. Rimandiamo perciò alla Deliberazione presente nei Riferimenti. Infine, nella medesima Deliberazione, si fa riferimento anche all’installazione di impianti fotovoltaici sugli edifici, disponendo che “sono idonei alla installazione degli impianti fotovoltaici gli edifici esistenti ovunque ubicati, nell’osservanza della normativa di tutela degli stessi e nell’osservanza delle norme di sicurezza sismica. Fuori dalle aree di cui alla lettera A, qualora l’installazione sulle coperture dell’edificio non sia fattibile, è consentita l’istallazione di impianti fotovoltaici con moduli ubicati al suolo destinati all’autoconsumo, fino ad una potenza nominale complessiva non superiore a 20 kW”. Gli impianti esentati I criteri di localizzazione su esposti non si applicano: • agli impianti i cui procedimenti autorizzativi siano già conclusi alla data di approvazione del provvedimento (6 dicembre 2010); • agli impianti i cui procedimenti autorizzativi siano già stati avviati alla data di approvazione del provvedimento; • agli impianti che, alla data di approvazione del provvedimento, siano già stati ammessi a finanziamento pubblico.

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Le guide tecniche al Conto Energia 2011

Posted by greenenergysolution su 08/12/2010

Sono state pubblicate dal Gestore dei Servizi Elettrici (GSE) le regole tecniche riguardanti il Conto Energia 2011, ossia il decreto ministeriale 6 agosto 2010 (Qualenergia.it, Approvati conto energia 2011 e linee guida rinnovabili). Trovate i documenti in allegato, in basso.

Nel primo, dal titolo “Regole tecniche per il riconoscimento delle tariffe incentivanti previste dal DM 6 agosto 2010” vengono individuate nel dettaglio le modalità di individuazione della tipologia di tariffa incentivante a cui l’impianto fotovoltaico ha diritto e vi si spiega come fare richiesta dell’incentivo e degli eventuali premi aggiuntivi.

Nel secondo documento, la “Guida alle applicazioni innovative finalizzate all’integrazione architettonica del fotovoltaico”, si spiega dettagliatamente quali tipologie di impianto hanno diritto alla tariffa premiante per il fotovoltaico innovativo prevista da nuovo conto energia e come accedervi. Una guida molto interessante che descrive accuratamente i vari tipi di impianti che integrano il fotovoltaico nell’edilizia in modo innovativo cui è dedicata la tariffa speciale: dalle tegole fotovoltaiche e le altre coperture, fino ai vari tipi di vetri fotovoltaici, passando per i moduli speciali per le facciate e altri prodotti integrati “con significative innovazioni di carattere tecnologico”.

Si possono inviare al GSE eventuali osservazioni entro il 13 dicembre 2010.

Il documento tecnico e la guida saranno poi rivisti dopo la consultazione e quindi trasmessi all’Autorità per l’Energia.

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Taglio delle emissioni di CO2:Nelle politiche ambientali siamo al 58° posto su 60. Molte promesse non mantenute

Posted by greenenergysolution su 06/12/2010

CANCUN (Messico) – È in affanno l’Italia sulle politiche ambientali. Meglio: è il fanalino di coda. Germanwatch lo certifica. L’associazione non governativa che ogni anno, in occasione delle conferenza mondiale sui cambiamenti climatici, stila la classifica dei buoni e dei cattivi, analizzando i 60 Paesi che rappresentano oltre il 90 per cento delle emissioni globali di anidride carbonica. Quest’anno Germanwatch, in collaborazione con Can Europe e Legambiente, ha sistemato l’Italia al 41° posto (su sessanta) nella graduatoria dei Paesi che emettono più anidride carbonica nel mondo.

ITALIA IN RITARDO – E dire che ci sarebbe quasi da tirare un sospiro di sollievo, visto che lo scorso anno eravamo al 44°. Ma, purtroppo, è la crisi economica che ci a fatto guadagnare queste tre posizioni in classifica. Le fabbriche chiuse. Le industrie in ribasso. Non certo i nostri sforzi nelle politiche ambientali: l’Italia, infatti, è al 58° posto, in questo. Tradotto: non si è fatto nulla per le tecnologie pulite, le energie rinnovabili, l’efficienza energetica. In una parola: in Italia non abbiamo investito nella cosiddetta green economy.

GREEN ECONOMY – Spiega Mauro Albrizio, responsabile a Bruxelles di Legambiente: «Tutti i Paesi che si stanno riprendendo dalla crisi stanno investendo in questo. Prendiamo, ad esempio, la Cina e gli Usa. La Cina, che è al 56° posto in politiche ambientali, ha investito in green economy 230 miliardi di dollari. Così gli Stati Uniti: al 54° posto, hanno investito 80 miliardi. L’Italia nulla». In Europa l’investimento in green economy non supera i 30 miliardi di dollari, il 40 per cento dei quali soltanto da parte della Germania. Tra i 27 Paesi dell’Europa la performance climatica dell’Italia è al ventunesimo posto, avanti soltanto a Estonia, Grecia, Slovenia, Bulgaria, Lussemburgo e Polonia. Da segnalare: non c’è nessuno fra i Paesi del mondo che hanno conquistato il podio di quelli che emettono anidride carbonico. E il primo di questi in classifica è il Brasile, al quarto posto, posizione meritata per il suo uso dei biocarburanti e per i primi passi nel contenimento della deforestazione.

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Rinnovabili tra boom e bolla, Zanchini: «Fase straordinaria, ci sono criticità, ma Report ha sbagliato»

Posted by greenenergysolution su 02/12/2010

Dopo l’articolo che “Sole e vento, Terna fa il pieno è boom delle fonti rinnovabili” (vedi link), l’ultima puntata di report (vedi video) e il decreto approvato dal governo (vedi documento allegato), abbiamo deciso di fare il “punto” – e anche un po’ di chiarezza – sulle rinnovabili in Italia e per questo abbiamo intervistato Edoardo Zanchini, Responsabile Energia, Trasporti, Urbanistica di Legambiente. 1) Siamo davvero in una bolla? Siamo in una straordinaria fase di sviluppo delle fonti rinnovabili, di tutte le tecnologie, non solo solare e eolico. Certamente occorre una grande attenzione a ogni tipo di speculazione, per questo bisogna vigilare e ridurre gli incentivi nel tempo, ad avere finalmente regole certe per i progetti, ma chi parla di bolla e lancia allarmi per le bollette dei cittadini evidentemente ha interesse a fermare un processo assolutamente positivo. 2) A fronte di questo aumento di produzione da rinnovabili è vero che non c’è stata alcuna riduzione di produzione da fonte fossile? E’ incredibile che si possa sostenere una tesi del genere e dispiace che anche Report lo abbia sostenuto. L’energia prodotta da fonti rinnovabili ha, per legge, priorità di dispacciamento nella rete. Significa che tutto quello che viene prodotto va in rete e quindi toglie spazio a quella prodotta da fonti fossili. Del resto basta leggere i dati di Terna per il 2009, che sono riportati anche in molte bollette che arrivano a casa, le rinnovabili sono cresciute enormemente come produzione a fronte di una riduzione dell’energia elettrica prodotta da carbone, olio combustibile (petrolio), gas. 3) Che energia importiamo dall’estero? E’ vero che, come dice Saglia, il certificato di provenienza “da fonti verdi” è falso? Importiamo dall’estero l’energia che costa meno, siamo in un mercato liberalizzato ed è ovvio che sia così. A soffrirne sono molti impianti a gas che in alcune ore della giornata vedono una forte concorrenza da centrali dall’estero. La vicenda dei certificati di provenienza di energia verde dall’estero è inquietante, e chi sapeva doveva denunciarla. Soprattutto perché c’è chi ci sta guadagnando scaricando i costi in bolletta. E anche perché l’energia verde noi dobbiamo realizzarla in Italia non importarla e tenerci le nostre inquinanti centrali. 4) E’ pensabile/auspicabile/realizzabile un futuro dove l’Italia produce energia solo da fonti rinnovabili e senza esportare nulla? La Germania sta immaginando al 2050 una produzione all’80% da rinnovabili, anche noi dovremmo fare la stessa cosa e ragionare di come arrivarci attraverso una forte spinta all’efficienza energetica, allo sviluppo di tutte le rinnovabili elettriche e termiche, alle reti intelligenti, e di come l’Italia possa stare dentro uno scenario di rete europea fortemente integrato. 5) E per l’energia necessaria per “scaldare” le nostre case e gli uffici qual è la soluzione più ecologica e attualmente più percorribile? Puntare a edifici a consumi zero, come prevede la Direttiva 21/2010 approvata dall’Unione Europea che fissa già quest’obbligo a partire dal 2019 per tutti gli edifici pubblici e dal 2021 per quelli privati. Significa grande attenzione al risparmio, alla coibentazione, all’esposizione delle pareti e utilizzo di fonti rinnovabili per la parte residua, e quindi soprattutto solare termico e fotovoltaico, biomasse e geotermia, integrate negli impianti di riscaldamento e raffrescamento. 6) Gli incentivi italiani sono alti, giusto ridurli? Sicuramente è giusto ridurli e renderli certi nel tempo, secondo un modello trasparente come quello tedesco dove ogni due anni si rivedono in funzione dei risultati e degli obiettivi. 7) Fino a quando si dovranno sostenere questi incentivi? Occorre porsi un orizzonte che guarda al 2020, la data fissata dall’Unione Europea per gli obiettivi di sviluppo delle rinnovabili e riduzione della Co2. Per quella data, attraverso progressive riduzione si può immaginare di essere arrivati vicino alla parity grid per molte delle tecnologie. 8) Ha dunque una ratio condivisibile il decreto del governo che tagli i certificati verdi? Sì, ma solo se riesce a dare certezze per gli investimenti. Le aste possono diventare un salto nel buio per come sono scritte, e certamente non si può lasciare gli imprenditori seri che vogliono investire nelle rinnovabili di fronte a incertezze perché in poco tempo si vanificherebbe quanto di positivo realizzato in questi anni.

fonte: Greenreport.it

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Premio efficienza energetica fotovoltaico, il GSE attiva il portale

Posted by greenenergysolution su 23/11/2010

 

Dal 22 novembre il GSE ha attivato il portale per le domande di ammissione al premio per impianti fotovoltaici abbinati ad un uso efficiente dell’energia.

Il nuovo portale può essere utilizzato per richiedere il premio per l’efficienza energetica, a favore dei proprietari di impianti fotovoltaici che – comunicando la fine lavori entro il 31 dicembre 2010 – beneficeranno delle tariffe 2010 ai sensi del Dm 19 febbraio 2007.

Ricordiamo che il Dm 6 agosto 2010 (“Conto energia 2011”), con l’art. 20 ha significativamente modificato il Dm 19 febbraio 2007 nella parte relativa al premio per l’efficienza energetica degli edifici. Si tratta di modifiche dovute all’uscita del Dpr 2 aprile 2009, n. 59 “Rendimento energetico in edilizia”, attuativo del dlgs 192/2005, che ha previsto tra l’altro per la prima volta un riferimento alla prestazione energetica degli edifici per il raffrescamento estivo.

Il rispetto dei nuovi requisiti e l’utilizzo del portale GSE riguarda gli impianti che, a partire dal 25 agosto 2010 (data di entrata in vigore del Dm 6 agosto 2010) ed entro il 31 dicembre 2010, intendono accedere all’attuale meccanismo del Conto energia, beneficiando contestualmente del premio aggiuntivo per l’efficienza energetica.

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I passi lenti dell’Europa per rinnovare le reti

Posted by greenenergysolution su 23/11/2010

Adeguare le infrastrutture energetiche europee è urgente per decarbonizzare l’economia dell’Unione. La Commissione pubblica un documento in cui definisce la strategia e individua i progetti prioritari: dalla rete per l’eolico del Mare del Nord al gasdotto dal Caspio. Servono investimenti per 200 miliardi di euro. Alcune reazioni al documento. Per raggiungere l’obiettivo al 2020 sulle rinnovabili, ma anche per migliorare la propria sicurezza energetica, l’Europa ha bisogno di investimenti massicci su reti elettriche e gasdotti. Ma si sta andando troppo lenti: il percorso per realizzare le reti è accidentato, mentre spesso i progetti non sono commercialmente appetibili. Occorrono investimenti pubblici e procedure accelerate. La Commissione europea giovedì scorso ha fatto un altro passo verso una rete dell’energia più adatta per il vecchio continente, stabilendo anche quali siano le opere a cui dare la precedenza. “Siamo ancora limitati dai vecchi confini pre-Unione Europea”, spiega il commissario per l’energia Günther Oettinger. L’Europa non è in grado di trasportare l’energia da est ad ovest o da nord a sud. Servono almeno 200 miliardi di euro di investimenti, di cui la metà dovrà venire dal pubblico, mentre per alcuni corridoi prioritari bisogna semplificare le procedure in modo da avere le infrastrutture al più presto. Il documento (vedi allegato) parla anche della necessità di favorire le soluzioni di gestione della domanda (contatori intelligenti, ecc.. – farebbero risparmiare 52 miliardi di dollari l’anno secondo la neonata lobby Smart Energy Demand Coalition), le reti per la generazione distribuita e per il teleriscaldamento e teleraffrescamento, ma il punto centrale è proprio l’individuazione dei grandi corridoi prioritari. Per l’elettricità si tratta ad esempio della rete in grado di raccogliere l’energia prodotta dall’eolico off-shore del Mare del Nord e portarla fino alle città del Nord e Centro europa, oltre a permettere di immagazzinarla nei serbatoi idroelettrici delle regioni alpine quando è in eccesso (Qualenergia.it, Verso la super-rete europea). Altra “autostrada elettrica” da allargare per lo sviluppo delle rinnovabili è quella tra la penisola iberica e il resto del continente. Ultime due priorità per quel che riguarda le reti elettriche: migliorare i collegamenti nell’Europa centro e sud-orientale e favorire l’integrazione del mercato elettrico dell’area baltica. Per il gas, oltre a migliorare i collegamenti nord-sud per evitare colli di bottiglia, la priorità è il Southern Gas Corridor (che comprende il famoso Nabucco e che non va confuso con il progetto russo South Stream, Qualenergia.it, Afghanistan e gas. Berlusconi e Putin contro UE e Usa?) in grado di far arrivare il gas direttamente dal Mar Caspio, diversificando gli approvvigionamenti e diminuendo la dipendenza dai russi. Nel documento si parla poi anche di eventuali future condotte per trasportare la CO2, quando (e se) – ma si tratta del post-2020 – la tecnologia per la cattura e il sequestro sarà usata su larga scala. Nel corso del 2012, a partire dalle priorità stabilite dal documento, si individueranno i vari progetti “di interesse europeo”, per i quali ci saranno finanziamenti e procedure più rapide. Arriverà invece a giugno 2011 lo strumento finanziario per coprire i costi. Insomma, la Commissione si sta muovendo affinché si facciano le infrastrutture che servono. Di diverso tenore le reazioni (raccolte dall’agenzia Euractiv): EWEA, l’associazione europea dell’eolico, è parzialmente soddisfatta ma chiede alla Commissione di veloccizzare questi passaggi e passare all’azione individuando gli strumenti finanziari. Allo stesso modo i Verdi europei sono d’accordo con i contenuti del documento, ma c’è chi come il lussemburghese Claude Turmes critica i tempi previsti: per la rete in corrente continua che collegherà il Mare del Nord il documento ritiene di costruirla nel 2020, per Turmes bisognerebbe invece iniziare già nel 2015. Anche da parte di Renewables Grid Initiative (RGI), coalizione di ONG e privati per la rete intelligente, si lamenta la vaghezza del documento “non dà indicazioni precise per gli investitori né un percorso per raggiungere gli obiettivi 2020”. Da WWF, International Network for Sustainable Energy e Greenpeace invece la critica principale riguarda la scelta di continuare a puntare su infrastrutture per i combustibili fossili, come i gasdotti, sottraendo denaro a soluzioni che aiuterebbero maggiromente di arrivare al traguardo del 2020.

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Suntech profit misses Wall Street view, shares slump

Posted by greenenergysolution su 18/11/2010

(Reuters) – Photovoltaic solar manufacturer Suntech Power Holdings Co Ltd’s third-quarter profit fell short of Wall Street forecasts on higher costs for silicon wafers and weaker selling prices, sending its shares down nearly 9 percent. China’s largest maker of the equipment that turns sunlight into electricity also said it plans to acquire 375 megawatts (MW) of polysilicon ingot and wafer slicing capacity for $127 million in a deal expected to add to earnings immediately after it closes. While solar demand is expected to reach record levels this year, many analysts expect ever-increasing capacity to put pressure on prices next year. “That concern really started to permeate through markets last week,” said Aaron Chew, an analyst at Hapoalim Securities USA. The pressure has sent solar stocks down broadly, even for companies that beat their earnings targets. Chew expects the solar industry to lose about 3 gigawatts of business next year as subsidies get slashed in places such as the Czech Republic and Germany, the world’s biggest solar market. Several companies, including First Solar Inc, have said their business in Germany could suffer next year as a result. Even though other markets are growing fast, it likely will not be enough to offset the 3 gigawatts lost from those two key European markets, Chew said. He anticipates total global demand of around 15 gigawatts next year. At Suntech, net income for the third quarter climbed to $33.1 million, or 18 cents per American depository share (ADS), from $30 million, or 16 cents per ADS, a year earlier. Analysts’ average forecast was 23 cents per ADS, according to Thomson Reuters I/B/E/S. Revenue jumped 57 percent to $743.7 million, higher than the $714 million analysts had expected. Gross profit margin fell to 16.4 percent from 18.2 percent in the second quarter as average selling prices for modules slipped and the company’s costs for silicon wafers rose. Those average selling prices will move slightly higher in the fourth quarter, helped by strength in the euro, Chief Commercial Officer Andrew Beebe told a conference call. The company’s prices were to some extent hindered by long-term selling contracts Suntech entered into months ago, Chew said, a fairly common practice in the industry. “When you see Yingli report Friday, it will be the same case,” he said, referring to the company’s smaller Chinese rival, which will issue its quarterly figures later this week. Suntech, which is on track to achieve 1.8 gigawatts (GW) of installed cell and module production capacity this year, said it was targeting 10 percent sequential growth in shipments for the fourth quarter and expects to ship 1.5 GW for the year. The company recently opened its first U.S. module manufacturing plant, which will reach a capacity of 50 MW next year, and it plans to team up with Calisolar Inc to produce silicon in Ontario. Suntech shares, which have dropped about 43 percent in the past year, were down 8.6 percent, or 72 cents, at $7.62 on the New York Stock Exchange. The shares fell as low as $7.46 earlier in the day, their lowest mark since March 2009. (Reporting by Matt Daily and Sarah McBride; additional reporting by Arup Roychoudhury in Bangalore; editing by John Wallace, Derek Caney and Andre Grenon)

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